11 agosto 2014

iNobiettivo: Il vecchio e il nuovo

La rubrica giovane e irriverente di Nicolò Battaglia

La Certosa, Cimitero Monumentale di Ferrara

Rizzo era uno skater e il suo amico Pinna un bmxer.

Li vedevi tutti i giorni dell’anno, uno con la tavola sotto i piedi e l’altro su quella bici bassa bassa che quasi sembrava un graziellino, provare salti e acrobazie in giro per la città.

Il park dove andavano di solito in viale K era stato smantellato perché qualche coglione lo aveva adibito a luogo dove farsi in vena.

E per strada non li voleva nessuno. Non capivano i matusa.


“Andatevene da un’altra parte a fare corse con la bicicletta che a noi qui piace stare tranquilli!!”
“Disgraziati! Spero che vi si sbuccino entrambe le ginocchia! Lazzaroni!”
Effettivamente in città non erano tantissimi ad essere appassionati come loro.

Per diventare bravi bisogna passare giornate intere a provare e riprovare trick, finché non vengono proprio come vuoi tu.

Ma che trick puoi fare se non hai posti dove schettinare?

All’improvviso l’illuminazione.

“So io dove andare Rizzo” fa il Pinna “E’ un posto fantastico, linee bellissime, qualche rampa e nessuno che ti rompe.”

E dov’è che nessuno rompe?

Trovarono il loro paradiso personale.

La Certosa.

Il cimitero monumentale di Ferrara.

Chi gli avrebbe detto qualcosa lì? Il porticato semiellittico era perfetto per Pinna. Lo percorreva in piega a gran velocità. Saltava su e giù attraverso il colonnato come uno stambecco.

Rizzo aveva le lacrime di gioia. La sua tavola andava liscia come sull’olio e la tomba monumentale del Boldini era perfetta come rampa.

Nessun abitante del luogo aveva da ridire. Il top.

Un giorno però incontrarono il prete, sceglievano sempre le ore peggiori in modo da non incontrare visitatori, ma il prete andava quando gli pareva. Prima o poi sarebbe successo.

“Cosa state facendo? Questo è un luogo di sacro riposo!”

“Beh, infatti. Noi ci stiamo rilassando don. Non penso che quelli del seminterrato se la prendano a male se ci divertiamo un po’ mentre gli facciamo compagnia. Sono sempre qui da soli in questo posto magnifico. È il nostro personalissimo modo di riverirli.” Disse Rizzo che faceva giurisprudenza e se la cavava bene con gli sproloqui pindarici.

Il prete convenne che nella follia di quel ragionamento ci fosse un briciolo di verità.

Non aveva senso che il rispetto per i defunti venisse associato soltanto a musi lunghi e malinconici.

Alla fine quelle povere anime si potevano un po’ svagare così, osservando i due ragazzi all’opera con le loro giravolte.

Così anche il prete si comprò uno skateboard.

Divennero la trinità su rotelle

 
Racconto originale di
Nicolò Battaglia 


Foto originale di
Franco Colla 

 



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